Dichiarazione finale del Vertice Il Vaticano, la ITF e i Datori di lavoro insieme per la giustizia globale

2021
Workshop
4-5 marzo

Dichiarazione finale del Vertice "Vaticano, ITF e Datori di lavoro insieme per la giustizia globale"

Dichiarazione finale del Vertice "Vaticano, ITF e Datori di lavoro insieme per la giustizia globale"
Photo: Gabriella C. Marino

Il Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, in collaborazione con la International Transport Workers’ Federation (ITF), ha ospitato il primo vertice di leader, produttori e tecnologi dei sindacati dei trasporti di tutto il mondo, presso la Casina Pio IV in Vaticano, il 4 e 5 marzo 2019. La delegazione era composta da rappresentanti dell'ITF e dei suoi sindacati affiliati, Deloitte, Transdev, MSC Shipping, Nuovo Trasporto Viaggiatori, Volvo, General Motors, Securing Americas Future Energy, Daimler Financial e Mobility Services.

Il vertice ha affrontato alcune delle maggiori sfide della società contemporanea, compresa la promozione della giustizia sociale, economica e ambientale, e si è concluso con un accordo per sviluppare un programma di lavoro mirato ad attuare una risposta collettiva a tali sfide. La seguente dichiarazione riassume la discussione del vertice:

Introduzione

Lo scopo di questo primo vertice era quello di creare un gruppo di responsabili attori dell'industria per costruire una consapevolezza globale sulle sfide che coinvolgono il settore dei trasporti e il resto della società: schiavitù moderna, tratta di esseri umani, sfruttamento del lavoro, automazione e cambiamenti climatici. La Laudato Si’, la seconda enciclica di Papa Francesco, unita all'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, offre ai sindacati, alle imprese e ai governi un quadro per agire collettivamente e affrontare le sfide e le opportunità che tali questioni presentano. Insieme alla Chiesa cattolica, ci impegniamo a proseguire il dialogo a livello internazionale, nazionale e locale per proteggere e promuovere i diritti umani e del lavoro quale mezzo per lottare per la giustizia in queste materie.

La libertà sindacale, il diritto di organizzazione, la contrattazione collettiva e l'azione collettiva sono diritti umani fondamentali. Le organizzazioni sindacali hanno sempre avuto un ruolo guida nella costruzione di nuovi modelli di sviluppo ambientale, economico, sociale e integrale

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Il Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, in collaborazione con la International Transport Workers’ Federation (ITF), ha ospitato il primo vertice di leader, produttori e tecnologi dei sindacati dei trasporti di tutto il mondo, presso la Casina Pio IV in Vaticano, il 4 e 5 marzo 2019. La delegazione era composta da rappresentanti dell'ITF e dei suoi sindacati affiliati, Deloitte, Transdev, MSC Shipping, Nuovo Trasporto Viaggiatori, Volvo, General Motors, Securing Americas Future Energy, Daimler Financial e Mobility Services.

Il vertice ha affrontato alcune delle maggiori sfide della società contemporanea, compresa la promozione della giustizia sociale, economica e ambientale, e si è concluso con un accordo per sviluppare un programma di lavoro mirato ad attuare una risposta collettiva a tali sfide. La seguente dichiarazione riassume la discussione del vertice:

Introduzione

Lo scopo di questo primo vertice era quello di creare un gruppo di responsabili attori dell'industria per costruire una consapevolezza globale sulle sfide che coinvolgono il settore dei trasporti e il resto della società: schiavitù moderna, tratta di esseri umani, sfruttamento del lavoro, automazione e cambiamenti climatici. La Laudato Si’, la seconda enciclica di Papa Francesco, unita all'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, offre ai sindacati, alle imprese e ai governi un quadro per agire collettivamente e affrontare le sfide e le opportunità che tali questioni presentano. Insieme alla Chiesa cattolica, ci impegniamo a proseguire il dialogo a livello internazionale, nazionale e locale per proteggere e promuovere i diritti umani e del lavoro quale mezzo per lottare per la giustizia in queste materie.

La libertà sindacale, il diritto di organizzazione, la contrattazione collettiva e l'azione collettiva sono diritti umani fondamentali. Le organizzazioni sindacali hanno sempre avuto un ruolo guida nella costruzione di nuovi modelli di sviluppo ambientale, economico, sociale e integrale e nella promozione di nuovi modi di lavorare. Tali sforzi devono essere realizzati in collaborazione con l'industria e le parti sociali interessate.

Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile stabilisce le priorità di sviluppo globale per i 193 stati membri delle Nazioni Unite. Nell'Agenda 2030 vi sono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS), a cui tutti i paesi si sono impegnati. I 17 OSS chiedono, tra l'altro, la fine della povertà estrema (OSS 1), una copertura sanitaria universale (OSS 3), una istruzione di qualità per tutti i bambini (OSS 4), l'uguaglianza di genere (OSS 5), un lavoro dignitoso per tutti (OSS 8), la riduzione delle disuguaglianze all'interno e tra le nazioni (OSS 10), la fine del cambiamento climatico indotto dall'uomo (OSS 13), lo stato di diritto, con efficaci istituzioni pubbliche (OSS 16).

Questi obiettivi, con i loro traguardi e indicatori associati, ci forniscono un quadro d'azione globale, incoraggiandoci a del nostro meglio per raggiungere gli OSS a livello nazionale, regionale e internazionale. Il rafforzamento del sistema multilaterale, attraverso un dialogo e una cooperazione autentici, contribuirà a rinnovare il contratto sociale tra governi e cittadini e a costruire soluzioni giuste e sostenibili. Intellettuali, imprenditori, datori di lavoro, organizzazioni della società civile, organizzazioni internazionali e in particolare i governi delle nazioni, devono assumersi la responsabilità collettiva di garantire giustizia sociale ed economica sia ora che in futuro.

Giustizia climatica

I cambiamenti climatici, la crescente scarsità di acqua dolce, la perdita di biodiversità e un declino generale dei legami sociali sono indissolubilmente legati. Mai prima d'ora l'umanità ha ferito e maltrattato il nostro pianeta – "la nostra casa comune" – come lo abbiamo fatto nelle ultime generazioni. Il cambiamento climatico indotto dall'uomo è una crisi globale con profonde implicazioni ambientali, sociali, economiche e politiche.

Agendo ora e con decisione, abbiamo ancora la possibilità di fermare i cambiamenti climatici più pericolosi e raggiungere l'obiettivo fissato nell'accordo sul clima di Parigi per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C. Espandere il trasporto pubblico elettrico a zero emissioni di carbonio è una parte essenziale della lotta per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e affrontare i cambiamenti climatici. Sono necessarie politiche audaci, adattate a specifici contesti nazionali e in particolare delle città. Il raggiungimento di emissioni zero nelle città è possibile solo con un'espansione immediata e ambiziosa dei trasporti pubblici per renderli accessibili, numerosi, sicuri e affidabili a livello mondiale e col rapido passaggio a veicoli a emissioni zero, sia per quanto riguarda i mezzi leggeri che pesanti.

Costruire i sistemi di trasporto pubblico del futuro può creare milioni di posti di lavoro di qualità in tutta la catena del valore delle infrastrutture e dei trasporti. Può anche portare gruppi precedentemente emarginati nel mondo del lavoro e fornire un'occupazione più sicura e qualificata. Gli appalti pubblici per il trasporto hanno il potenziale per integrare standard di lavoro dignitosi, nonché formazione e apprendistato per donne, giovani e comunità emarginate.

Nella maggior parte delle città del mondo, vi è una crescente discrepanza tra i luoghi dove sono disponibili dei posti di lavoro e i luoghi in cui vivono le persone povere e della classe operaia. Un trasporto pubblico accessibile, frequente, sicuro e affidabile è una misura critica ed efficace per la riduzione della povertà, che consente ai poveri e ai lavoratori di accedere a un'occupazione retribuita e di migliore qualità.

Dobbiamo anche cercare una transizione equa per i lavoratori nel settore dei trasporti esistente e ci adopereremo per garantire che i lavoratori dei trasporti del futuro godano di retribuzioni e condizioni dignitose, nonché di stabilità occupazionale. Se le emissioni legate ai trasporti devono essere ridotte, verranno allora creati molti nuovi posti di lavoro. I lavoratori dei trasporti, sia nella forza di lavoro formale che informale, devono essere pienamente coinvolti nella pianificazione e nell'attuazione di questi sistemi pubblici estesi. I lavoratori che oggi conducono taxi e minibus dispongono delle competenze e dell'esperienza necessari a diventare il personale dei nuovi servizi di mobilità pubblica del futuro.

Nuove tecnologie e futuro del lavoro

La tecnologia sul posto di lavoro, che include automazione, digitalizzazione e tecnologia senza conducente, viene utilizzata per sostituire, intensificare e ristrutturare i processi lavorativi. Il suo sviluppo e utilizzo ha costi sociali e benefici. Queste nuove tecnologie possono apportare molti importanti vantaggi in termini di efficienza, ambiente e sicurezza e possono migliorare sia i servizi di trasporto che il lavoro nel settore dei trasporti. Alcune tecnologie hanno il potenziale di rendere il lavoro più creativo e soddisfacente, rimuovendo le attività di routine. Queste tecnologie possono anche ridurre gli impatti ambientali negativi del trasporto.

Eppure oggi sperimentiamo un'economia che accetta ogni progresso tecnologico in vista del profitto, senza la dovuta preoccupazione per gli impatti potenzialmente negativi sugli esseri umani. I lavoratori e i consumatori non dovrebbero accettare i costi sociali negativi potenzialmente elevati della digitalizzazione. La transizione e l'introduzione di queste nuove tecnologie dovrebbero tenere conto dell'elemento umano, inclusi i costi sociali, la riduzione della base imponibile, le interruzioni del lavoro e le minacce alla sicurezza pubblica. L'unico modo per raggiungere questo obiettivo è garantire che, quando vi è la potenziale introduzione su larga scala di nuove tecnologie con effetti potenzialmente perturbatori sui lavoratori e sulla società, i cambiamenti dovrebbero essere introdotti consultando e in partecipazione con sindacati, responsabili politici e parti sociali.

La tecnologia svolge indubbiamente un ruolo importante nella formazione dei nostri luoghi di lavoro e delle nostre società. Le persone in generale, e in particolare i lavoratori, dovrebbero pertanto beneficiare e partecipare allo sviluppo tecnologico. Quando non partecipano, la tecnologia spesso avvantaggia solo una minoranza, causando dolore e dislocazione per ampi segmenti della società. La tecnologia non può essere separata dalla questione del potere politico perché chi detiene il potere politico decide in che modo vengono implementate le tecnologie, chi vince e chi perde nel processo. I proprietari dei dati sono potenti anche perché una parte fondamentale del cambiamento tecnologico di oggi è la capacità di produrre e analizzare i dati. I big data possono contribuire a rendere i sistemi di trasporto più efficienti, ma possono anche comportare la perdita di privacy e un indebito potere di mercato e politico per coloro che controllano i dati.

Il controllo democratico delle tecnologie digitali è la chiave per lo sviluppo sostenibile, soprattutto quando queste tecnologie hanno il potenziale per minare le condizioni di lavoro e ridurre il controllo dei lavoratori. L'equilibrio di potere tra lavoratori e datori di lavoro determinerà nell'interesse di chi questi problemi vengono risolti. Le imprese, i sindacati e i governi devono lavorare insieme per garantire che l'introduzione della nuova tecnologia ponga al centro anche l'elemento umano.

Tutti i lavoratori saranno influenzati dall'automazione e dall'introduzione di nuove tecnologie, ma saranno i giovani ad essere influenzati in modo sproporzionato dalle nuove tecnologie sul posto di lavoro. Le tecnologie che sono in fase sperimentale di sviluppo potrebbero iniziare a ottenere  massa e portata entro 10-15 anni, il che significa che i giovani lavoratori di oggi saranno a metà carriera quando si sentirà il loro impatto. Governi, decisori politici e sindacati devono collaborare per garantire che vi sia un'adeguata preparazione delle competenze e una giusta transizione per tutti i lavoratori che saranno influenzati negativamente dalla natura mutevole del lavoro, comprese misure per garantire l'istruzione permanente e il rinnovo dei lavoratori, tutelando i diritti dei lavoratori e non eliminando i benefici sociali.

Sradicare la schiavitù moderna

La mancata condivisione dei benefici della crescita, l'aumento della deregolamentazione e l'erosione dei diritti umani, compresi i diritti del lavoro e dei sindacati, hanno contribuito alla disparità senza precedenti di livelli di reddito che vediamo in tutto il mondo - dove 26 persone possiedono la stessa ricchezza dei più poveri 3,75 miliardi di persone! Troppi lavoratori sono stati costretti a svolgere un lavoro precario senza sicurezza del lavoro o protezione sociale, inclusa la mancanza di sicurezza pensionistica e l'accesso a prestazioni sociali di base come l'assistenza sanitaria. In molte parti del mondo, il trasporto, in particolare il trasporto urbano di passeggeri, è in gran parte nell'economia informale. Nel 2018, circa il 62% della forza lavoro globale totale era impiegata nell'economia informale. Dobbiamo lavorare per facilitare la transizione verso un'occupazione giusta, produttiva e formale. Le donne, oggi, sono colpite in modo sproporzionato. A livello globale, tre giovani lavoratori su quattro sono impiegati nel mercato informale.

La schiavitù moderna è diffusa in tutto il mondo, in tutte le industrie e in tutti i settori, nell'economia formale e informale. Il rapporto del 2017 "Stime globali della schiavitù moderna" pubblicato dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha stimato che 40 milioni di persone sono vittime della schiavitù moderna, con circa 25 milioni di persone sottoposte a lavoro forzato. Questi 25 milioni di uomini, donne e bambini sono trafficati, tenuti in schiavitù per debito o lavorano in condizioni simili a quelle degli schiavi.

Nel 2017, l'ispettorato ITF ha incassato 38 milioni di dollari di salari non pagati per i marittimi. Queste cifre, sebbene sconcertanti, sono costanti e si verificano anno dopo anno. L'ispettorato ITF ha inoltre contribuito al rimpatrio dei marittimi abbandonati e alla consegna di alimenti e forniture di base quando attori irresponsabili nel settore marittimo non hanno rispettato i contratti collettivi e i diritti dei lavoratori. I problemi non riguardano solo l'industria marittima. A dicembre 2018, ad esempio, fece notizia il maltrattamento, denunciato dai sindacati, degli autisti filippini in Danimarca. Sfruttando le lacune nelle norme dell'UE, datori di lavoro irresponsabili portano in Europa autisti provenienti da Manila, per lavorare in cambio di salari spaventosamente bassi ($ 1060 al mese). Questo sfruttamento dei lavoratori deve essere affrontato.

Deregolamentazione, privatizzazione, subappalto ed erosione dei diritti sindacali hanno creato un ambiente maturo per lo sfruttamento dei lavoratori. Le multinazionali al vertice delle catene di approvvigionamento globali devono essere ritenute responsabili per i loro lavoratori e per i milioni di lavoratori che fanno parte della catena di approvvigionamento globale. La maggiore dipendenza dal subappalto ha contribuito a condizioni di sfruttamento senza precedenti, persino alla schiavitù moderna. È fondamentale che gli operatori multinazionali collaborino con i sindacati e le parti sociali per stabilire collettivamente standard minimi a tutti i livelli della catena di approvvigionamento per garantire condizioni di lavoro eque che portino dignità e rispetto ai lavoratori. Insieme, dobbiamo costruire la responsabilità sviluppando criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) misurabili, verificabili e regolati in modo adeguato, sia in ambiente nazionale che internazionale.

L'eradicazione della schiavitù moderna è intrinsecamente correlata all'eliminazione della violenza sul posto di lavoro. Le donne sono colpite in modo sproporzionato dalla violenza sul posto di lavoro. Sappiamo che la violenza di genere è un'epidemia e richiede un approccio sistematico, motivo per cui dobbiamo lavorare collettivamente per garantire il passaggio della convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization, ILO) sulla violenza e le molestie sul lavoro quando viene presa in considerazione per la seconda e ultima trattativa nella Conferenza Internazionale del Lavoro (International Labour Conference, ILC) nel giugno 2019. Il passaggio di questa convenzione fornisce sia linee guida che standard legali per prevenire e affrontare la violenza di genere.

È assolutamente inaccettabile e disgustoso che nel ventunesimo secolo, con tutte le ricchezze del mondo, le persone continuino a essere trafficate e sottoposte a lavoro forzato. I sindacati e le imprese devono collaborare con la più ampia società civile per affrontare e attuare misure per prevenire la schiavitù moderna, eliminare la violenza nei luoghi di lavoro, garantire il monitoraggio e l'applicazione delle leggi sul lavoro e che, quando vi sono violazioni, tutte le parti colpevoli siano ritenute responsabili a tutti i livelli. Questi sono gli obiettivi degli OSS, e in particolare dell'OSS 8.7: “sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani e garantire il divieto e l'eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, incluso il reclutamento e l'uso di bambini soldato, e entro il 2025 porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme”.

Conclusione

Tutte le parti presenti si impegnano in un dialogo continuo per trovare un terreno comune per promuovere la giustizia sociale, i diritti sindacali, il lavoro dignitoso e la parità nel contesto dei trasporti moderni e dell'intera società in generale. Ci impegniamo a raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare la fine della povertà, la fine di tutte le forme di schiavitù moderna e la fine del cambiamento climatico indotto dall'uomo, come richiesto anche dall'enciclica Laudato Si’. Riconosciamo che per raggiungere questi obiettivi dobbiamo avere cooperazione, fiducia e rispetto reciproco. Ciò servirà da base per rispondere collettivamente alle nuove sfide che sono state delineate durante il vertice. Possiamo rispondere positivamente e attivamente a tali sfide. Consideriamo questo l'inizio di una relazione, e la nostra reciproca responsabilità ci porterà al livello successivo.

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