Statement del Workshop congiunto della PAS/PASS su Umanità sostenibile, natura sostenibile: la nostra responsabilità

2014
Statement
2-6 maggio

Statement del Workshop congiunto della PAS/PASS su Umanità sostenibile, natura sostenibile: la nostra responsabilità

Statement del Workshop congiunto della PAS/PASS su Umanità sostenibile, natura sostenibile: la nostra responsabilità
Photo: Gabriella C. Marino

Stabilizzare il clima e dare accesso a tutti all’energia con un’economia inclusiva

L'umanità ha varcato la soglia di una nuova era. La nostra abilità in campo tecnologico ha condotto l'umanità a un bivio. Siamo gli eredi di due secoli di cambiamenti tecnologici considerevoli: la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo, l'elettrificazione, il trasporto su strada, l'aviazione, la chimica industriale, la medicina moderna, l’informatica e ora la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie. Questi progressi hanno ridisegnato l'economia mondiale rendendola sempre più urbana e interconnessa a livello globale, ma anche sempre più disuguale.

Tuttavia, proprio come l'umanità ha affrontato "un cambiamento rivoluzionario" (Rerum Novarum) nel XIX secolo all'epoca dell’Industrializzazione, oggi abbiamo modificato a tal punto l’ambiente naturale che gli scienziati tendono a definire la nostra era come Età dell’Antropocene, vale a dire un periodo in cui l'azione umana, attraverso l'uso di combustibili fossili, ha un impatto decisivo sul pianeta. Se continuano le tendenze attuali, questo secolo sarà testimone di cambiamenti climatici senza precedenti e della distruzione dell'ecosistema, con conseguenze drammatiche per noi tutti.

L'azione umana che non rispetta la natura diventa un boomerang per gli esseri umani, creando disuguaglianza ed estendendo quelle che Papa Francesco ha definito "la globalizzazione dell’indifferenza" e l’"economia dell’esclusione" (Evangelii Gaudium), che mettono a repentaglio la solidarietà con le generazioni presenti e future.

I progressi nella produttività misurata in tutti i settori – agricoltura, industria e servizi – ci permettono di immaginare la fine della povertà, la condivisione della prosperità, e un aumento ulteriore dell’aspettativa di vita. Tuttavia, le strutture sociali ingiuste (Evangelii Gaudium) sono diventate un ostacolo all’organizzazione appropriata e sostenibile della produzione e all'equa distribuzione dei

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Stabilizzare il clima e dare accesso a tutti all’energia con un’economia inclusiva

L'umanità ha varcato la soglia di una nuova era. La nostra abilità in campo tecnologico ha condotto l'umanità a un bivio. Siamo gli eredi di due secoli di cambiamenti tecnologici considerevoli: la macchina a vapore, la ferrovia, il telegrafo, l'elettrificazione, il trasporto su strada, l'aviazione, la chimica industriale, la medicina moderna, l’informatica e ora la rivoluzione digitale, la robotica, le biotecnologie e le nanotecnologie. Questi progressi hanno ridisegnato l'economia mondiale rendendola sempre più urbana e interconnessa a livello globale, ma anche sempre più disuguale.

Tuttavia, proprio come l'umanità ha affrontato "un cambiamento rivoluzionario" (Rerum Novarum) nel XIX secolo all'epoca dell’Industrializzazione, oggi abbiamo modificato a tal punto l’ambiente naturale che gli scienziati tendono a definire la nostra era come Età dell’Antropocene, vale a dire un periodo in cui l'azione umana, attraverso l'uso di combustibili fossili, ha un impatto decisivo sul pianeta. Se continuano le tendenze attuali, questo secolo sarà testimone di cambiamenti climatici senza precedenti e della distruzione dell'ecosistema, con conseguenze drammatiche per noi tutti.

L'azione umana che non rispetta la natura diventa un boomerang per gli esseri umani, creando disuguaglianza ed estendendo quelle che Papa Francesco ha definito "la globalizzazione dell’indifferenza" e l’"economia dell’esclusione" (Evangelii Gaudium), che mettono a repentaglio la solidarietà con le generazioni presenti e future.

I progressi nella produttività misurata in tutti i settori – agricoltura, industria e servizi – ci permettono di immaginare la fine della povertà, la condivisione della prosperità, e un aumento ulteriore dell’aspettativa di vita. Tuttavia, le strutture sociali ingiuste (Evangelii Gaudium) sono diventate un ostacolo all’organizzazione appropriata e sostenibile della produzione e all'equa distribuzione dei suoi frutti, che sono entrambi necessari per raggiungere tali obiettivi. Il rapporto dell'umanità con la natura è pervaso da conseguenze impreviste delle azioni compiute da ognuno di noi a scapito delle generazioni presenti e future. I processi socio-ambientali non sono autocorrettivi. Le sole forze di mercato, prive di etica e di azione collettiva, non possono risolvere le crisi interdipendenti di povertà, esclusione e ambiente. Tuttavia, il fallimento del mercato è andato di pari passo con quello delle istituzioni, che non hanno sempre puntato al bene comune.

I problemi sono stati esacerbati dal fatto che, attualmente, l'attività economica è misurata solo in termini di prodotto interno lordo (PIL) e non tiene conto del degrado della Terra che ne consegue, né delle disuguaglianze ingiuste tra paesi e all'interno di ciascun paese. La crescita del PIL è stata accompagnata da divari inaccettabili tra ricchi e poveri. Questi ultimi, infatti, non hanno ancora accesso alla maggior parte dei progressi avvenuti nella nostra epoca. Ad esempio, il cinquanta per cento circa dell'energia disponibile è fruibile da un miliardo scarso di persone, mentre gli impatti negativi sull'ambiente colpiscono i tre miliardi di persone che non ne hanno accesso. Questi tre miliardi, infatti, hanno così scarso accesso all'energia moderna da essere costrette a cucinare, riscaldarsi e illuminare le proprie case usando metodi dannosi per la loro salute.

Il massiccio uso di combustibili fossili su cui è incentrato il sistema energetico globale sconvolge profondamente il clima della Terra e provoca l’acidificazione degli oceani del globo. Il riscaldamento e le condizioni meteorologiche estreme che esso comporta raggiungeranno livelli senza precedenti durante la vita dei nostri figli e il 40% dei poveri del mondo, il cui ruolo nell’inquinamento mondiale è minimo, rischiano di soffrirne di più. Le pratiche agricole su scala industriale stanno trasformando il territorio in tutto il mondo, distruggendo ecosistemi e minacciando la diversità e la sopravvivenza delle specie su scala planetaria. Eppure, nonostante la portata e l'intensità di questo sfruttamento del suolo senza precedenti, l'insicurezza alimentare è ancora una minaccia globale. Infatti, un miliardo di persone soffre di fame cronica e un altro miliardo circa soffre della fame cosiddetta nascosta, causata dalla carenza di micronutrienti. Questo è ancora più tragico se si considera che un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, il che, come ha detto Papa Francesco, equivale a "rubare dalla tavola dei poveri e degli affamati".

In considerazione della povertà persistente, dell'ampliamento delle disuguaglianze economiche e sociali, e della distruzione continuativa dell'ambiente, i governi del mondo hanno chiesto l'adozione, entro il 2015, di nuovi obiettivi universali, denominati Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS), che servano a guidare le azioni su scala planetaria dopo il 2015. Il raggiungimento di questi obiettivi richiederà una cooperazione a livello globale, innovazioni tecnologiche (la maggior parte delle quali già esistenti) e, a livello nazionale e regionale, politiche economiche e sociali di sostegno, quali la tassazione e la regolamentazione degli abusi ambientali, l’imposizione di vincoli all'enorme potere delle imprese transnazionali e un'equa ridistribuzione della ricchezza. È ormai più che evidente che il rapporto dell'Umanità con la Natura debba essere gestito tramite azioni di cooperazione collettiva a tutti i livelli – locale, regionale e globale.

Le basi tecnologiche e operative per ottenere un vero sviluppo sostenibile sono già disponibili o alla nostra portata. Si può mettere fine alla povertà estrema con investimenti mirati a favorire l’accesso all’energia sostenibile, all’istruzione, alla sanità, agli alloggi, alle infrastrutture sociali e ai mezzi di sostentamento per i poveri. Le disuguaglianze sociali possono essere ridotte grazie a misure volte a difendere i diritti umani, lo stato di diritto, la democrazia partecipativa, l'accesso universale ai servizi pubblici, il riconoscimento della dignità personale, il miglioramento significativo dell'efficacia delle politiche fiscali e sociali, una riforma etica della finanza, politiche di creazione di lavoro dignitoso su vasta scala, l’integrazione dei settori economici informali e popolari, e una collaborazione nazionale e internazionale per debellare le nuove forme di schiavitù quali il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale. I sistemi energetici possono essere resi molto più efficienti e molto meno dipendenti dal carbone, dal petrolio e dal gas naturale, in modo da evitare cambiamenti climatici, proteggere gli oceani, ed eliminare dall'aria le sostanze inquinanti generate dal carbone. La produzione alimentare può essere resa molto più proficua e meno dispendiosa in termini di consumo di acqua e di suolo, più rispettosa dei contadini e delle popolazioni indigene e meno inquinante. Lo spreco di alimenti può essere drasticamente ridotto, con vantaggi sia sociali che ecologici.

La sfida più grande risiede forse nella sfera dei valori umani. I principali ostacoli al raggiungimento della sostenibilità e dell’inclusione umana sono la disuguaglianza, l’ingiustizia, la corruzione e la tratta di esseri umani. Le nostre economie, democrazie, società e culture pagano un prezzo elevato per il divario crescente tra ricchi e poveri all'interno di ciascuna nazione e tra di esse. E forse l'aspetto più deleterio dell’ampliamento del divario tra reddito e ricchezza in così tanti paesi è l’aggravarsi della disparità di opportunità. Anzi, quel che è ancora più importante è che la disuguaglianza, l’ingiustizia globale, e la corruzione stanno minando i nostri valori etici, la dignità personale e i diritti umani. Vi è una forte necessità, innanzitutto, di cambiare convinzioni e atteggiamenti, e di combattere la globalizzazione dell'indifferenza con la sua cultura dello scarto e l’idolatria del denaro. Dobbiamo insistere sull’opzione preferenziale per i poveri; rafforzare la famiglia e la comunità; e onorare e proteggere il Creato come responsabilità fondamentale dell'umanità nei confronti delle generazioni future. L'umanità ha urgente bisogno di correggere il proprio rapporto con la natura, adottando gli Obiettivi di Sviluppo sopraindicati in modo da promuovere un modello sostenibile di sviluppo economico e di inclusione sociale. Un’ecologia umana sana in termini di virtù etiche contribuisce al raggiungimento della sostenibilità naturale e di un ambiente equilibrato. Occorre oggi instaurare un rapporto di reciproco beneficio: l’economia ha necessità di essere permeata dai veri valori, mentre il rispetto per il Creato dovrebbe promuovere la dignità umana e il benessere.

Su questi temi tutte le religioni e tutti gli individui di buona volontà possono essere d’accordo. I giovani di oggi li abbracceranno per creare un mondo migliore. Il nostro messaggio è un avvertimento urgente, perché i pericoli dell’Antropocene sono reali e l’ingiustizia della globalizzazione dell’indifferenza è una questione seria. Eppure, il nostro messaggio è anche di speranza e di gioia. Un mondo più sano, più sicuro, più giusto, più prospero e più sostenibile è alla nostra portata. I credenti tra noi chiedono al Signore di darci il nostro pane quotidiano, in quanto cibo per il corpo e per lo spirito.

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Firmato da

Presidente PASS Prof. Margaret Archer

Prof. Vanderlei S. Bagnato

Prof. Antonio M. Battro

Dr. Lorenzo Borghese

Prof. María Verónica Brasesco

Prof. Joachim von Braun

Prof. Edith Brown Weiss

Dr. Pablo Canziani

Lic. Marco Casazza

Prof. Yves Coppens

Prof. Paul Crutzen

Dr. Michael Czerny S.J.

Lic. Aisha Dasgupta

Prof. Sir Partha Dasgupta

Prof. Gretchen Daily

Prof. Pierpaolo Donati

Prof. Gérard-François Dumont

Prof. Ombretta Fumagalli Carulli

Lic. Juan Grabois

Prof. Allen Hertzke

Prof. Vittorio Hösle

Prof. Daniel Kammen

Lic. Emily Kelly

Prof. Charles Kennel

Dr. Anil Kulkarni

Prof. Nicole Le Douarin

Prof. Yuan T. Lee

Prof. Pierre Léna

Prof. M. Ramón Llamas

Prof. Karl-Göran Mäler

Dr. Marcia McNutt

Prof. Dr. Jürgen Mittelstrass

Prof. Walter Munk

Prof. Naomi Oreskes

Lic. Alicia Peressutti

Dr. Janice Perlman

Prof. Vittorio Possenti

Prof. Ingo Potrykus

Prof. V. Ramanathan

Prof. Sir Martin J. Rees

Dr. Daniel Richter

Prof. Ignacio Rodríguez-Iturbe

Dr. Courtney Ross

Prof. Louis Sabourin

Prof. Jeffrey Sachs

Mons. Marcelo Sánchez Sorondo

Prof. John Schellnhuber

Prof. Bob Scholes

Lic. Matthew Siegfried

Prof. Hanna Suchocka 

Prof. Govind Swarup

Mons. Mario Toso

Card. Peter K.A. Turkson

Prof. Rafael Vicuña

Prof. Wilfrido Villacorta

Prof. Peter Wadhams

Prof. Dr. Hans F. Zacher

Prof. Stefano Zamagni