Dichiarazione finale sul Diritto Umano all'Acqua

2017
Workshop
Casina Pio IV, Città del Vaticano, 23-24 febbraio

Dichiarazione finale sul Diritto umano all'acqua

Uno studio interdisciplinare sul ruolo centrale delle politiche pubbliche nella gestione dell'acqua e dei servizi ambientali

Dichiarazione finale sul Diritto umano all'acqua

Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato Si’, presenta le principali restrizioni del diritto umano all’acqua, che comprendono la mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, e le disuguaglianze persistenti in termini di disponibilità e qualità delle risorse idriche. L'enciclica fa riferimento anche alle ripercussioni della siccità e delle inondazioni sulla produzione alimentare, la prevalenza di malattie connesse all'inquinamento e ci mette in guardia da una “economia verde" che spesso è verde non perché ecologica, ma perché tratta la natura come una merce.

La crisi socio-ambientale che ci troviamo di fronte nasce da un'azione umana irresponsabile nei confronti dell'ambiente che ha portato alla moltiplicazione di situazioni di ingiustizia socio-ambientale, aumentando la disuguaglianza e la povertà, e alla mancanza di un’alimentazione adeguata. In tutto il mondo, la mancanza di accesso all'acqua potabile e l'inquinamento delle fonti d'acqua colpisce in maniera sempre più seria e negativa la qualità della vita, in particolare delle donne, dei più poveri e dei più vulnerabili. Inoltre, migliaia di persone in tutto il mondo mettono a rischio la propria vita per garantirsi il diritto all'acqua o per difendere attivamente le risorse naturali.

I modelli di produzione focalizzati sui combustibili fossili sono direttamente responsabili del riscaldamento globale. I cambiamenti climatici, come la scarsità d'acqua, sono una conseguenza dell'azione umana. Il degrado ambientale è aumentato in modo esponenziale e oggi il mondo si trova ad affrontare le conseguenze dei modelli economici di produzione che "privatizzano i profitti e socializzano le perdite". In regioni come l'Amazzonia, la deforestazione e l'inquinamento delle fonti d'acqua hanno subito un’accelerazione negli ultimi decenni, a causa della crescita dell’attività estrattiva, della produzione e dello sviluppo delle infrastrutture, portando a potenziali conflitti di varia natura e dimensioni.

Molte

... Read all

Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato Si’, presenta le principali restrizioni del diritto umano all’acqua, che comprendono la mancanza di accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, e le disuguaglianze persistenti in termini di disponibilità e qualità delle risorse idriche. L'enciclica fa riferimento anche alle ripercussioni della siccità e delle inondazioni sulla produzione alimentare, la prevalenza di malattie connesse all'inquinamento e ci mette in guardia da una “economia verde" che spesso è verde non perché ecologica, ma perché tratta la natura come una merce.

La crisi socio-ambientale che ci troviamo di fronte nasce da un'azione umana irresponsabile nei confronti dell'ambiente che ha portato alla moltiplicazione di situazioni di ingiustizia socio-ambientale, aumentando la disuguaglianza e la povertà, e alla mancanza di un’alimentazione adeguata. In tutto il mondo, la mancanza di accesso all'acqua potabile e l'inquinamento delle fonti d'acqua colpisce in maniera sempre più seria e negativa la qualità della vita, in particolare delle donne, dei più poveri e dei più vulnerabili. Inoltre, migliaia di persone in tutto il mondo mettono a rischio la propria vita per garantirsi il diritto all'acqua o per difendere attivamente le risorse naturali.

I modelli di produzione focalizzati sui combustibili fossili sono direttamente responsabili del riscaldamento globale. I cambiamenti climatici, come la scarsità d'acqua, sono una conseguenza dell'azione umana. Il degrado ambientale è aumentato in modo esponenziale e oggi il mondo si trova ad affrontare le conseguenze dei modelli economici di produzione che "privatizzano i profitti e socializzano le perdite". In regioni come l'Amazzonia, la deforestazione e l'inquinamento delle fonti d'acqua hanno subito un’accelerazione negli ultimi decenni, a causa della crescita dell’attività estrattiva, della produzione e dello sviluppo delle infrastrutture, portando a potenziali conflitti di varia natura e dimensioni.

Molte culture, società e religioni del mondo riconoscono l'acqua come principio spirituale e materiale della vita, trovando così un punto di incontro. Riconoscono inoltre che, nell'universo, tutto è connesso e che la cura per il bene comune richiede soluzioni basate sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla cultura del dialogo. È su questa base che occorre costruire nuovi paradigmi in cui l'uomo non pretenda il dominio illimitato e irrispettoso sulla natura, ma eserciti piuttosto una responsabilità collettiva.

Nei processi necessari a garantire un accesso universale all’acqua vanno coinvolti i gruppi e gli individui più colpiti dalla sua scarsità e dalla mancanza di servizi igienici elementari. Ognuno, sulla base delle proprie esperienze, iniziative e capacità è chiamato a partecipare attivamente alla cura della nostra casa comune. Famiglie, quartieri, città, regioni e paesi, con risposte e azioni sia piccole che grandi, sono chiamati a garantire l'accesso universale all'acqua potabile e ai servizi igienici, e ad esercitare la responsabilità nei confronti degli altri esseri umani e delle generazioni future.

Garantire il diritto all'acqua potabile è essenziale per l'esercizio di altri diritti come l’alimentazione, la salute e il benessere. I diritti umani forniscono una base normativa e costituiscono una fonte di autorità e legittimità per rendere effettivo l'accesso universale ed equo a questa risorsa. L'inclusione del diritto all'acqua potabile e ai servizi igienici negli accordi, nei documenti e nelle dichiarazioni internazionali è indispensabile per lo sviluppo della vita umana. Per questo motivo, il riconoscimento dell'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienici come diritto umano fondamentale è indiscutibile.

Anche se la sfida è enorme, contiamo sulla solidarietà e sulla sensibilità collettiva, frutto del dialogo filosofico, della conoscenza, della spiritualità e dell’epistemologia. Esistono oggi molti validi progetti e iniziative orientati alla cura della nostra casa comune e abbiamo così una migliore comprensione del problema, che non è principalmente una questione di scarsità, ma di gestione inadeguata delle risorse. Oggi sappiamo che l'uso di combustibili fossili nella produzione di energia contribuisce al cambiamento climatico, ma abbiamo sia le conoscenze scientifiche necessarie, sia le tecnologie adeguate per produrre energia pulita che possono contribuire a mitigare il riscaldamento globale. Oggi sappiamo quello che dobbiamo fare: creare un altro paradigma di sviluppo, incentrato sulla cura della nostra casa comune, sull’uguaglianza e sulla giustizia nell'impiego e nella gestione dell'acqua.

Molti degli odierni sistemi economici e produttivi, così come gli stili di vita e di consumo causano il degrado ambientale. Abbiamo bisogno di un’educazione che promuova un cambiamento culturale incentrato al riconoscimento dell'altro e alla difesa dell'acqua e degli ecosistemi; ci auspichiamo un cambiamento culturale in cui la scienza e la tecnologia possano dare contributi fondamentali alla preservazione dell'acqua e al suo utilizzo universale. Sono necessari strumenti giuridici più efficaci per proteggere i beni comuni e una prospettiva dei diritti umani in grado di garantire che l'approvvigionamento idrico e i servizi igienici non rientrino sotto l'influenza di gruppi di potere, ma che siano tutelati da un vincolante obbligo di legge.

Ci occorrono governi che abbiano la volontà e la forza politica di generare i cambiamenti necessari, seguendo l'imperativo morale degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile approvati dopo il discorso di Papa Francesco all’ONU, in particolare per quanto riguarda i punti 6 e 14. Ciò richiede un impegno collettivo per la creazione di politiche pubbliche mondiali, statali e locali che incorporino meccanismi di partecipazione reale ed efficace per il pieno esercizio della cittadinanza e la cura del bene comune. Raggiungere un consenso sui modelli di governance che consentano la formazione di un’autentica cultura dell’acqua è quanto mai urgente. I governi devono inoltre garantire la sicurezza e la vita di tutti coloro che lavorano per il diritto all'acqua e la salvaguardia dell’ambiente.

Il riconoscimento dei diritti deve corrispondere a una responsabilità universale per l'azione, il che implica cambiamenti nello stile di vita, di produzione e di consumo, nonché lo sviluppo di energia rinnovabile e pulita. La fornitura di acqua potabile in quantità necessaria e la raccolta e lo smaltimento delle acque reflue in maniera adeguata per la protezione dell'ambiente, contribuiscono alla cura della nostra casa comune e alla dignità delle persone, generando di conseguenza una cittadinanza responsabile tra le generazioni presenti e future.

Ognuno di noi, scienziati, imprenditori, politici, lavoratori, dev’essere consapevole del fatto che il cambiamento climatico richiede misure urgenti e concrete. Nella sua enciclica, Papa Francesco propone la costruzione di un’ecologia integrale per la cura della nostra casa comune, invitando ad una mobilitazione collettiva e comune per la difesa dell’accesso universale all'acqua potabile, alla quale devono partecipare governi, istituzioni, settore privato, lavoratori e società di tutto il mondo. Un impegno di collaborazione e un’azione collettiva sono necessari per sottolineare l'urgenza del cambiamento della razionalità strumentale verso una vera solidarietà intergenerazionale. Chiediamo l'attuazione di una Ecologia integrale che comprenda le dimensioni ambientali, economiche, sociali e culturali, per promuovere la formazione di una cultura dell'incontro incentrata sul riconoscimento dell'acqua e dei servizi igienici come diritti universali. Scienza, cultura, politica e tecnologia hanno tutte un ruolo da svolgere nel raggiungimento di società più giuste, solidali, eque ed impegnate nella salvaguardia della nostra casa comune.

Read Less
2017_francis_signature.jpg 2017_francis_signature.jpg

Firmatari

Papa Francisco
Card. Claudio Hummes
Mons. Marcelo Sánchez Sorondo
Jerónimo Ainchil
Alejandra Alberdi
H. Dogan Altinbilek
Cristian Asinelli
Juan Ayala
Adrián Bernal
Asit Biswas
Emilia Bocanegra
Rutger Boelens
Valeria Bubas
Rebeca Céspedes
Keshav Chandra
Michael Cohen
Ismael Cortazzo
Elena Cristofori
Emilio Custodio
Magalid Cutina
Leandro Del Moral
Gabriel Eckstein
Emanuele Fantini
María Feliciana Fernández García
Ana Ferreira
Alfredo Ferro
Héctor Floriani
Enrique García
Alberto Garrido
Peter Gleick
Adrián González
Quentin Grafton

Joyeeta Gupta
Pedro Hughes
Giulia Lanzarini
Luis Liberman
Marcelo Lorelli
José Luis Inglese
José Luis Lingeri
José Paulino Martínez Cabrera
Ugo Mattei
Hugo Maturana
David Molden
Alberto Monfrini
Daniel Nolasco
Virginia Oliver
Rosa Pavanelli
Ivo Poletto
Pedro Romero
Gabriela Sacco
Carlos Salamanca
Farhana Sultana Maxwell
Danya Tavela
Cecilia Tortajada
Jorge Triana Soto
Jerry van den Berge
Gianni Vattimo
Virgilio Viana
Alessia Villanucci
Martin Von Hildebrand
Aaron Wolf
Ana Zagari

Observadores

Christian Ferrando
Christiane Torloni
José Romero
Laureano Quiroga