Dario Nardella | Mayor of Florence

Firenze, perla del mondo, di fronte alla sfida della necessità

Gentili colleghi Sindaci e Sindache, cari Signori e Signore, desidero ringraziare la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali per l’invito a partecipare a questo prestigioso appuntamento.

Questo incontro ci permette anzitutto di riflettere, come già è avvenuto questa mattina, sui contenuti della lettera enciclica Laudato Si’, per una riflessione vera e piena sulla cura della casa comune. Come il nostro Papa Francesco, Sua Santità, coglie pienamente rivolgendo l’enciclica a tutti gli uomini di buona volontà, il grande obiettivo di modificare le relazioni economiche e sociali improntandole a un completo rispetto della dignità umana e di tutto il Creato, è una sfida che solo insieme potremo vincere, solo insieme. E solo attraverso un vero dialogo e confronto tra chi ha responsabilità di governo come noi Sindaci, i grandi attori economici, gli scienziati, gli intellettuali, gli esperti, i rappresentanti delle confessioni religiose, sarà possibile avviare soluzioni adeguate e condivise. E l’impegno delle città è un passaggio fondamentale in questo percorso. Il XXI secolo è, infatti, il secolo delle aree urbane. Oggi, nel mondo, gli agglomerati urbani occupano meno del 3% di tutta la superficie, ospitano il 50% della popolazione. Nel 1800 era solo il 5%. Nei centri urbani, in tutti i continenti, si svolge inoltre il 65% dell’attività economica e, soprattutto, si consuma l’80% delle risorse che noi abbiamo a disposizione.

Anche la mia città, la città di Firenze, è pronta a dare il suo contributo, e per questo è grata di questa occasione, un contributo che posso declinare in questa sede in tre ambiti fondamentali.

Il primo è la riscoperta del patrimonio storico-culturale e del valore della cultura come strumento di dialogo e di costruzione di uno sviluppo sostenibile. Firenze è stata, per circa due secoli, la principale città del mondo, la capitale economica, artistica e sociale tra il XIV e il XVI secolo. Questo primato viveva su una radice fondamentale: la concezione dell’uomo e il valore della dignità umana. L’umanesimo, il Rinascimento, le correnti culturali, artistiche e filosofiche che si svilupparono in quel periodo, riconoscevano il rapporto diretto dell’uomo con tutto il Creato e con il suo creatore, che Dante Alighieri chiamava “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, come anche Sua Santità Papa Francesco ricorda nell’enciclica. Pertanto, per accogliere pienamente il cambio di paradigma che Laudato Si’ ci richiede, per attuare una visione ecologica integrale, la mia città non può che ripartire dalla sua storia e dalla sua identità, recuperare la grande tradizione filosofica e culturale per riscoprire, in chiave contemporanea, la visione del mondo e della natura che avevano i nostri grandi predecessori. Davanti a noi si pone la scommessa di un nuovo umanesimo, un nuovo umanesimo nel quale non è più l’uomo al centro della terra, ma è la terra al centro del pensiero dell’uomo e dei valori che l’uomo riconosce. In questo senso è fondamentale il lavoro che, con il contributo della Conferenza Episcopale Italiana, la città di Firenze sta vivendo in preparazione del prossimo V Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà l’11 di novembre con il titolo “In Gesù Cristo il Nuovo Umanesimo”, un appuntamento che aspettiamo con grande trepidazione anche per la visita alla città che Sua Santità vorrà concederci. In attesa di questo appuntamento, la comunità fiorentina si prepara con alcuni incontri pubblici perché tutta la comunità laica possa affrontare le grandi sfide che non sono solo spirituali ma sono appunto legate ai temi di attualità della nostra terra come quelli di cui discutiamo oggi. 

Il secondo punto riguarda le politiche amministrative per contrastare i cambiamenti climatici e le disuguaglianze che ne derivano. Se è vero, cari colleghi, cari amici, che solo un approccio integrato in tutte le dimensioni della vita dell’uomo può portare a un cambio di passo nelle relazioni economiche, sociali, culturali, e quindi nell’uso delle risorse che abbiamo a disposizione, ebbene allora le città hanno anche importanti settori di intervento diretto.

Voglio accennare qui alcuni dei progetti che il mio Comune sta conducendo con l’obiettivo di garantire uno sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile. Migliorare anzitutto la mobilità cittadina, se n’è parlato oggi, attraverso la costruzione di trasporti pubblici moderni che colleghino più facilmente il centro e le periferie delle città e consentano a tutti i cittadini di muoversi con facilità, perché la libertà di movimento nelle grandi aree urbane è uno dei primi diritti collegati al lavoro, al tempo libero, che abbiamo il dovere di garantire ai nostri cittadini. Ma una mobilità pubblica efficiente riduce anche traffico, emissioni di CO2, un vantaggio per i meno abbienti e i più deboli. In secondo luogo, la Città di Firenze lavora per potenziare e rendere più efficienti le reti di distribuzione delle risorse primarie – acqua, energia elettrica e gas – perché il primo impegno dev’essere quello di non disperdere quanto di prezioso abbiamo a disposizione, ma, ed è un altro aspetto sul quale lavoriamo, dobbiamo saper utilizzare le risorse naturali a nostra disposizione come i fiumi – parlo ovviamente per le città che sono attraversate dai fiumi. Noi ne abbiamo uno, l’Arno, che cerchiamo di curare con sempre maggiori investimenti e attenzioni, poiché abbiamo ancora vivo il ricordo degli effetti della disastrosa alluvione che, nel 1966, generò un movimento mondiale di solidarietà per salvare il patrimonio artistico e culturale dal fango e dai detriti dell’alluvione. Infine, siamo impegnati a costruire piani di indirizzo della città in una logica di riqualificazione urbanistica e architettonica. Le città storiche hanno grandi contenitori che sono spesso dismessi, abbandonati, e che chiedono di essere riconvertiti e riqualificati. Il nostro compito non è consumare nuovo suolo, gettare nuovo cemento, ma è dare un’anima nuova ai vecchi contenitori delle nostre città.

E infine il terzo punto che chiama in causa Firenze è il suo ruolo internazionale, la sua vocazione a dialogare con le città del mondo e i popoli del mondo, una vocazione che viene dalla sua storia. Il ruolo di Firenze, anzitutto, come Città della Pace che la nostra storia ci consegna e che vedrà a novembre di quest’anno un ulteriore grande appuntamento dal titolo “Unity in Diversity”, con la riunione di 100 dei più importanti Sindaci del mondo. Un appuntamento al quale spero che molti di voi, che ancora non sono stati resi partecipi, possano aderire. Sarà una grande occasione di dialogo sulle principali cause di conflitto e scontro nel mondo, come, cinquant’anni anni fa, il Sindaco santo Giorgio La Pira, che è stato ricordato a più riprese anche qui in Vaticano – ricordo in particolare il Cardinale Piovanelli nell’incontro con i Sindaci italiani – ecco, il Sindaco santo, in vari appuntamenti, aveva richiamato il ruolo dei Sindaci per la pace, perché la diplomazia delle città può arrivare dove non arriva la diplomazia degli Stati; perché, anche se i regni passano, le città restano.

In conclusione, il Papa ci esorta a impostare la nostra attività di amministratori guardando sul lungo periodo per il bene comune, affinché possiamo rimpadronirci di una grande idea della politica, di una nobile idea della politica, non legata, come purtroppo spesso accade, all’opportunismo di breve periodo. Questo è il nostro impegno: lasciare le nostre città a chi verrà dopo di noi, sperando di poterle rendere migliori, e adottare un metodo di lavoro, quello di San Francesco di Assisi, ovvero convincersi di fare ciò che è necessario prima di ciò che è possibile perché all’improvviso ci accorgeremo di fare l’impossibile. Scegliamo la via necessaria, non quella più comoda e che riteniamo possibile.

Spero davvero che da oggi possa inaugurarsi un metodo di lavoro comune tra i Sindaci del mondo e la Chiesa, affinché le governance locali e quelle globali possano lavorare per convincere gli Stati sovrani a migliorare il mondo.

Grazie.